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***Diario politico*** LA CONTROFFENSIVA DI SILVIO di GINEVRA BAFFIGO

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In quattro mosse: il Pdl ottiene il rinvio alla Procura di Milano gli atti del caso Ruby, cercando il trasferimento al Tribunale dei ministri; (ri)parte lā€™assalto (finale) a Fini rispolverando ā€“ attraverso addirittura le ā€œrisposteā€ del ministro degli Esteri in aula! ā€“ la vicenda della casa di Montecarlo; il Giornale ĆØ incaricato di applicare il metodo Boffo/Mesiano a Ilda Boccassini; Mauro Masi fa la figura del Ā«poveraccioĀ» telefonando ad Annozero dal quale ĆØ assente (per volontĆ  ā€œsuperioriā€) Fabrizio Cicchitto. Una reazione blanda tanto quanto ridotte al lumicino sono le forze ā€“ leggi: le risorse e le energie ā€“ del premier a questo punto della storia. Significativo che tra gli ā€œobiettiviā€ di Berlusconi ā€“ che indicano gli avversari piĆ¹ pericolosi ā€“ non ci sia, solo, il Partito Democratico. Si (ĆØ giĆ ) affossa(to) da solo? Ci racconta tutto, la nostra vicedirettrice. di GINEVRA BAFFIGO

Nella foto, Silvio: ā€œsparaā€ ai suoi (piĆ¹ temibili) avversari

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di Ginevra BAFFIGO

A tenere banco, sul finire di questa intensa settimana di politica italiana, troviamo ancora il caso Ruby. La Giunta per le autorizzazioni della Camera ĆØ teatro del blitz del Pdl per rimandare gli atti dellā€™inchiesta alla procura di Milano.

Una vittoria del centrodestra segnata sul filo di lana: undici ā€œsƬā€ contro gli otto i ā€œnoā€. La proposta dunque, dovrĆ  ora passare lā€™esame dellā€™aula ed ottenere come minimo una maggioranza di 316 deputati.

Come esplicita il pidiellino Maurizio Paniz, la competenza sullā€™inchiesta non puĆ² essere quella del Tribunale di Milano, bensƬ del Tribunale dei ministri. Questa la tesi: in quanto Silvio Berlusconi si sarebbe adoperato per Karima ā€œRubyā€ El Mahroug, fermata dalla questura di Milano, per motivi istituzionali, pensando infatti che questa fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak.

Tesi che perĆ² si rivela da subito poco convincente per i banchi dellā€™opposizione. Secondo il presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini, una simile decisione ĆØ Ā«una vergogna e un affronto alla credibilitĆ  delle istituzioniĀ». Il Pdl, continua lā€™ex segretario Democratico, adotta Ā«una linea da azzeccagarbugli che ha prodotto un atto illegittimo che non avrĆ  alcun effetto perchĆ© non ĆØ il Parlamento che puĆ² stabilire di chi ĆØ la competenza giurisdizionale a giudicare un reato, come sanno benissimo quelli che lā€™hanno proposto e i magistrati stessiĀ». Quanto ad Antonio Di Pietro la decisione della giunta ĆØ Ā«un golpe, perchĆ© solo in un Paese antidemocratico il Parlamento si sostituisce alla magistratura per decidere la competenza territoriale o funzionaleĀ».

CiĆ² che ĆØ palese, che si creda o meno alle ā€œragioni istituzionaliā€, ĆØ che nel centrodestra vi sia stato un repentino cambio di tattica. Dal ā€œfumus persecutionisā€ invocato dagli spalti pidiellini nei confronti del leader al centro della vicenda legale e mediatica, si ĆØ rapidamente sostituita la strategia della competenza del tribunale.

Vero ĆØ, che una non esclude lā€™altra: una volta passati gli atti al Tribunale dei ministri, si potrebbe sempre riproporre il sospetto di fumus persecutionis: la Procura di Milano, secondo il Pdl, avrebbe proceduto Ā«ben sapendo di non essere competenteĀ», solo per Ā«mero intento persecutorio. A quel punto ā€“ rimarcano dalla maggioranza ā€“ tutti gli atti della procura sarebbero nulliĀ».

il Giornale della famiglia Berlusconi, intanto, si scaglia contro uno dei pm milanesi. Ā«Ilda Boccassini, una degli accusatori del Cavaliere, nel 1982 fu sorpresa in ā€œatteggiamenti amorosiā€ con un giornalista di Lotta Continua e finƬ al CsmĀ».

La procura del capoluogo lombardo fa subito quadrato attorno al pubblico ministero, ed il procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, a proposito di questo articolo reagisce con una nota ufficiale: Ā«Ogni attivitĆ  della magistratura ā€“ e dunque anche quella della Procura della Repubblica di Milano ā€“ in un ordinamento democratico ĆØ soggetta alla valutazione e alla critica della libera stampa; le campagne di denigrazione e lā€™attacco personale ai magistrati si qualificano da soli, e in un sistema di civile convivenza devono essere un problema per chi ne ĆØ autore e non per chi ne ĆØ vittimaĀ». Ā«In considerazione della delicatezza della vicenda ā€“ prosegue Bruti Liberati ā€“ il Procuratore della Repubblica segue costantemente e compiutamente tutta lā€™attivitĆ  di indagine, di cui ha assunto personalmente il coordinamento e conseguentemente piena responsabilitĆ . I due inviti a comparire (per Silvio Berlusconi e Nicole Minetti, ndr) firmati dai magistrati sono stati vistati dal procuratore ā€“ conclude ā€“ pur non essendo richiesto il visto per tale tipo di attiĀ». Anche lā€™Associazione nazionale dei magistrati, il sindacato delle toghe, si stringe in difesa della Boccassini: Ā«Il metodo Mesiano non ci intimidisce e non ci intimidirĆ  ā€“ avverte Luca Palamara riferendosi agli attacchi giĆ  subiti da Raimondo Mesiano, il giudice del caso Imi-Cir che condannava il gruppo Fininvest ā€“ Da qui mandiamo la nostra solidarietĆ  alla collega Boccassini, qui non si tratta di difendere un magistrato ma lā€™intera categoriaĀ».

Lā€™intervento in difesa del pm milanese costa perĆ² a Palamara una dura minaccia recapatita via e-mail presso la Corte di Cassazione: Ā«Sta per arrivare la vostra oraĀ».

Leoluca Orlando in una nota esprime la solidarietĆ  di Idv alla magistratura: Ā«Il linciaggio mediatico nei confronti della Bocassini continua. I giornali di famiglia proseguono con il metodo Boffo nel tentativo di punire i magistrati e di intimidirli, partendo dal magistrato piĆ¹ esposto. La colpa della Bocassini? ƈ quella di avere i capelli rossi cosƬ come la colpa del giudice Mesiano era quella di avere i calzini turchesi. Lā€™Italia dei Valori ā€“ scrive ancora Orlando ā€“ esprime solidarietĆ  e vicinanza umana alla Bocassini, ai suoi colleghi e a tutti i poliziotti costretti a fare da scorta alle escort di Arcore. Chiediamo anche un intervento dellā€™Ordine dei giornalisti affinchĆ© valuti se ĆØ deontologicamente corretto il pestaggio mediatico e se tutto ciĆ² ĆØ informazione o semplicemente manganellate di regimeĀ».

La casa di Fini. In mattinata una informativa al Senato di Franco Frattini ha riaperto il fuoco: Ā«Il primo ministro di Santa Lucia ā€“ scrive il titolare della Farnesina rispondendo allā€™interrogazione di un senatore Pdl ā€“ mi ha certificato lā€™autenticitĆ  del documentoĀ» che attesta Giancarlo Tulliani (fratello dellā€™attuale compagna del presidente della Camera) come proprietario dellā€™immobile di Montecarlo.

La linea del Pdl ĆØ quella di insistere con il pressing su Gianfranco Fini, affinchĆ© sia costretto a rinunciare alla presidenza di Montecitorio. Ma come riuscire in una simile impresa?

Sottolineare il Ā«problema politicoĀ» nellā€™eventualitĆ  in cui non consistesse lā€™aspetto giuridico della vicenda, potrebbe convincere i piĆ¹ dellā€™incompatibilitĆ  tra il ruolo che Fini ha assunto come leader di Fli e quello che ricopre in qualitĆ  di presidente della Camera.

Che questo possa avere un riscontro nel prossimo futuro sarĆ  da vedere. Quanto allā€™immediato presente, lā€™intervento di Frattini non poteva che far esplodere le polemiche.

Italo Bocchino, capogruppo dei finiani alla Camera: Ā«Silvio Berlusconi ā€“ tuona il delfino di Fini ā€“ ĆØ il mandante di questa azione di dossieraggio, il manovale ĆØ Valter LavitolaĀ». Il premier vuole davvero liberarsi di Fini? Bene, non ci resta che Ā«andare al votoĀ», minaccia Bocchino. Ā«Andiamo subito al voto e il presidente della Camera sarĆ  un altro ā€“ sostiene il capogruppo ā€“ Berlusconi ha paura del voto perchĆ© sa che sarebbe punito dagli elettori: non possono accettare che un leader moderato faccia quei festini ad Arcore. Ma sono certo che Berlusconi resterĆ  asserragliato a Palazzo ChigiĀ». Per Bocchino ĆØ inoltre Ā«gravissimoĀ» il comportamento del presidente del Senato Renato Schifani che, Ā«anche lui come Frattini, si presta alle richieste di dossieraggio istituzionale da parte di BerlusconiĀ». Quanto al titolare della Farnesina lā€™accusa ĆØ ancora peggiore: Frattini avrebbe infatti, a detta dei finiani, Ā«infangato il ruolo e il prestigio della diplomazia italiana per la sua debolezza che non gli ha consentito di dire no a Silvio BerlusconiĀ». Frattini, segue Bocchino, Ā«ha commesso tantissimi atti molto graviĀ».

Quanto al caso Montecarlo, la difesa del finiano Consolo, legale del presidente della Camera, si fa adamantina: Ā«La casa di Montecarlo non ĆØ del signor Giancarlo Tulliani. Abbiamo qui le carte, le ho portate. Carta canta, villan dormeĀ». Ma il Pdl non intende ritirare le accuse: Ā«Dica Fini se intende tenere fede alla sua promessa di dimissioni: la casa ĆØ del cognato. La prova ora cā€™ĆØ. Il nodo ĆØ politicoĀ».

Ginevra Baffigo

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