Nella foto, Silvio: āsparaā ai suoi (piĆ¹ temibili) avversari
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di Ginevra BAFFIGO
Una vittoria del centrodestra segnata sul filo di lana: undici āsƬā contro gli otto i ānoā. La proposta dunque, dovrĆ ora passare lāesame dellāaula ed ottenere come minimo una maggioranza di 316 deputati.
Come esplicita il pidiellino Maurizio Paniz, la competenza sullāinchiesta non puĆ² essere quella del Tribunale di Milano, bensƬ del Tribunale dei ministri. Questa la tesi: in quanto Silvio Berlusconi si sarebbe adoperato per Karima āRubyā El Mahroug, fermata dalla questura di Milano, per motivi istituzionali, pensando infatti che questa fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak.
Tesi che perĆ² si rivela da subito poco convincente per i banchi dellāopposizione. Secondo il presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini, una simile decisione ĆØ Ā«una vergogna e un affronto alla credibilitĆ delle istituzioniĀ». Il Pdl, continua lāex segretario Democratico, adotta Ā«una linea da azzeccagarbugli che ha prodotto un atto illegittimo che non avrĆ alcun effetto perchĆ© non ĆØ il Parlamento che puĆ² stabilire di chi ĆØ la competenza giurisdizionale a giudicare un reato, come sanno benissimo quelli che lāhanno proposto e i magistrati stessiĀ». Quanto ad Antonio Di Pietro la decisione della giunta ĆØ Ā«un golpe, perchĆ© solo in un Paese antidemocratico il Parlamento si sostituisce alla magistratura per decidere la competenza territoriale o funzionaleĀ».
CiĆ² che ĆØ palese, che si creda o meno alle āragioni istituzionaliā, ĆØ che nel centrodestra vi sia stato un repentino cambio di tattica. Dal āfumus persecutionisā invocato dagli spalti pidiellini nei confronti del leader al centro della vicenda legale e mediatica, si ĆØ rapidamente sostituita la strategia della competenza del tribunale.
Vero ĆØ, che una non esclude lāaltra: una volta passati gli atti al Tribunale dei ministri, si potrebbe sempre riproporre il sospetto di fumus persecutionis: la Procura di Milano, secondo il Pdl, avrebbe proceduto Ā«ben sapendo di non essere competenteĀ», solo per Ā«mero intento persecutorio. A quel punto ā rimarcano dalla maggioranza ā tutti gli atti della procura sarebbero nulliĀ».
il Giornale della famiglia Berlusconi, intanto, si scaglia contro uno dei pm milanesi. Ā«Ilda Boccassini, una degli accusatori del Cavaliere, nel 1982 fu sorpresa in āatteggiamenti amorosiā con un giornalista di Lotta Continua e finƬ al CsmĀ».
La procura del capoluogo lombardo fa subito quadrato attorno al pubblico ministero, ed il procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, a proposito di questo articolo reagisce con una nota ufficiale: Ā«Ogni attivitĆ della magistratura ā e dunque anche quella della Procura della Repubblica di Milano ā in un ordinamento democratico ĆØ soggetta alla valutazione e alla critica della libera stampa; le campagne di denigrazione e lāattacco personale ai magistrati si qualificano da soli, e in un sistema di civile convivenza devono essere un problema per chi ne ĆØ autore e non per chi ne ĆØ vittimaĀ». Ā«In considerazione della delicatezza della vicenda ā prosegue Bruti Liberati ā il Procuratore della Repubblica segue costantemente e compiutamente tutta lāattivitĆ di indagine, di cui ha assunto personalmente il coordinamento e conseguentemente piena responsabilitĆ . I due inviti a comparire (per Silvio Berlusconi e Nicole Minetti, ndr) firmati dai magistrati sono stati vistati dal procuratore ā conclude ā pur non essendo richiesto il visto per tale tipo di attiĀ». Anche lāAssociazione nazionale dei magistrati, il sindacato delle toghe, si stringe in difesa della Boccassini: Ā«Il metodo Mesiano non ci intimidisce e non ci intimidirĆ ā avverte Luca Palamara riferendosi agli attacchi giĆ subiti da Raimondo Mesiano, il giudice del caso Imi-Cir che condannava il gruppo Fininvest ā Da qui mandiamo la nostra solidarietĆ alla collega Boccassini, qui non si tratta di difendere un magistrato ma lāintera categoriaĀ».
Lāintervento in difesa del pm milanese costa perĆ² a Palamara una dura minaccia recapatita via e-mail presso la Corte di Cassazione: Ā«Sta per arrivare la vostra oraĀ».
Leoluca Orlando in una nota esprime la solidarietĆ di Idv alla magistratura: Ā«Il linciaggio mediatico nei confronti della Bocassini continua. I giornali di famiglia proseguono con il metodo Boffo nel tentativo di punire i magistrati e di intimidirli, partendo dal magistrato piĆ¹ esposto. La colpa della Bocassini? Ć quella di avere i capelli rossi cosƬ come la colpa del giudice Mesiano era quella di avere i calzini turchesi. LāItalia dei Valori ā scrive ancora Orlando ā esprime solidarietĆ e vicinanza umana alla Bocassini, ai suoi colleghi e a tutti i poliziotti costretti a fare da scorta alle escort di Arcore. Chiediamo anche un intervento dellāOrdine dei giornalisti affinchĆ© valuti se ĆØ deontologicamente corretto il pestaggio mediatico e se tutto ciĆ² ĆØ informazione o semplicemente manganellate di regimeĀ».
La casa di Fini. In mattinata una informativa al Senato di Franco Frattini ha riaperto il fuoco: Ā«Il primo ministro di Santa Lucia ā scrive il titolare della Farnesina rispondendo allāinterrogazione di un senatore Pdl ā mi ha certificato lāautenticitĆ del documentoĀ» che attesta Giancarlo Tulliani (fratello dellāattuale compagna del presidente della Camera) come proprietario dellāimmobile di Montecarlo.
La linea del Pdl ĆØ quella di insistere con il pressing su Gianfranco Fini, affinchĆ© sia costretto a rinunciare alla presidenza di Montecitorio. Ma come riuscire in una simile impresa?
Sottolineare il Ā«problema politicoĀ» nellāeventualitĆ in cui non consistesse lāaspetto giuridico della vicenda, potrebbe convincere i piĆ¹ dellāincompatibilitĆ tra il ruolo che Fini ha assunto come leader di Fli e quello che ricopre in qualitĆ di presidente della Camera.
Che questo possa avere un riscontro nel prossimo futuro sarĆ da vedere. Quanto allāimmediato presente, lāintervento di Frattini non poteva che far esplodere le polemiche.
Italo Bocchino, capogruppo dei finiani alla Camera: Ā«Silvio Berlusconi ā tuona il delfino di Fini ā ĆØ il mandante di questa azione di dossieraggio, il manovale ĆØ Valter LavitolaĀ». Il premier vuole davvero liberarsi di Fini? Bene, non ci resta che Ā«andare al votoĀ», minaccia Bocchino. Ā«Andiamo subito al voto e il presidente della Camera sarĆ un altro ā sostiene il capogruppo ā Berlusconi ha paura del voto perchĆ© sa che sarebbe punito dagli elettori: non possono accettare che un leader moderato faccia quei festini ad Arcore. Ma sono certo che Berlusconi resterĆ asserragliato a Palazzo ChigiĀ». Per Bocchino ĆØ inoltre Ā«gravissimoĀ» il comportamento del presidente del Senato Renato Schifani che, Ā«anche lui come Frattini, si presta alle richieste di dossieraggio istituzionale da parte di BerlusconiĀ». Quanto al titolare della Farnesina lāaccusa ĆØ ancora peggiore: Frattini avrebbe infatti, a detta dei finiani, Ā«infangato il ruolo e il prestigio della diplomazia italiana per la sua debolezza che non gli ha consentito di dire no a Silvio BerlusconiĀ». Frattini, segue Bocchino, Ā«ha commesso tantissimi atti molto graviĀ».
Quanto al caso Montecarlo, la difesa del finiano Consolo, legale del presidente della Camera, si fa adamantina: Ā«La casa di Montecarlo non ĆØ del signor Giancarlo Tulliani. Abbiamo qui le carte, le ho portate. Carta canta, villan dormeĀ». Ma il Pdl non intende ritirare le accuse: Ā«Dica Fini se intende tenere fede alla sua promessa di dimissioni: la casa ĆØ del cognato. La prova ora cāĆØ. Il nodo ĆØ politicoĀ».
Ginevra Baffigo